IN MOSTRA/ Cinque stanze e una "piazza" dove la matematica affascina e legge il mondo

Marco Bramanti

martedì 24 agosto 2010

Come mai la matematica è così efficace nel descrivere la realtà naturale? Che cosa ha motivato i matematici nel corso della storia? Quale metodo seguono nella loro ricerca del vero? Perché l'infinito riemerge continuamente nel discorso matematico? L'astrazione matematica è nemica del rapporto col reale? C'è ancora qualcosa da scoprire oggi in matematica?

Sono le domande che aprono la mostra “Da uno a infinito – al cuore della matematica” e da queste si coglie subito che la mostra intende spaziare sulla matematica a 360°. Quella curata da Euresis per il 31° Meeting di Rimini non è quindi una mostra didattica su questo o quell’aspetto particolare, ma piuttosto la proposta di un incontro personale con la matematica tout court, anche per chi da tempo ha deciso che “la matematica non fa per me”, e proprio qui al Meeting potrebbe scoprire che si è perso qualcosa di interessante.

Dunque la mostra è rivolta a tutti, e la prima raccomandazione da fare a chi ne è incuriosito ma timoroso è di non stare ad ascoltare il proprio pregiudizio, quel “tanto io non capirò niente” che ritorna puntuale su tante bocche quando si accenna alla matematica. Il percorso della mostra, ampio e articolato, consente senz’altro vari livelli di lettura e di approfondimento, ma ovunque si è cercato di trasmettere in modo il più possibile visivo e semplice dei contenuti significativi. Immagini, software didattici e brevi filmati, oggetti in mostra, testi e naturalmente la presenza delle guide, costituiranno il tramite per questo incontro con la matematica.

La mostra è rivolta a tutti, ma perché “tutti” dovrebbero essere interessati a questo percorso? Che cos’ha a che fare con il tema di questo meeting, “Quella natura che ci spinge a desiderare cose grandi è il cuore”? Anzitutto la matematica è uno dei grandi metodi di conoscenza, ossia una delle grandi strade di ricerca del vero, che l’umanità ha creato. Un metodo che è maturato e si è definito almeno 2300 anni fa, con Euclide. Un metodo capace di generare il consenso unanime di coloro che si dedicano a questa disciplina, attorno a ciò che è vero o falso. Un metodo che, anche attraverso le astrazioni più spinte, si rivela costantemente capace di presa sulla realtà fisica, rendendo possibile quel meraviglioso sviluppo delle scienze a cui assistiamo da qualche secolo.

Quindi la matematica ha a che fare col nostro desiderio di verità, una verità condivisa con altre persone anche distanti nel tempo e nello spazio, e col nostro desiderio di comprensione della realtà fisica che ci circonda. Ma ha anche a che fare col nostro desiderio del bello, perché sempre, in chi si occupa seriamente di matematica, ricerca di verità e bellezza si intrecciano sostenendosi a vicenda. E tutto questo non è forse qualcosa di grande cui il nostro cuore aspira? La mostra quindi, conducendoci verso “il cuore della matematica” ci fa riflettere su temi che toccano le corde del nostro cuore, promettendo di “svelarci aspetti della più generale dinamica umana del conoscere”, come recita ancora il pannello introduttivo della mostra.

Quali sono le tappe, gli spunti su cui si appoggia questo cammino? La mostra (o meglio, una sua “visita guidata”) prende le mosse dal problema, da un problema, che viene posto ai visitatori (ma non sveleremo nulla di questo!); perché il problema è l’innesco del pensiero matematico: l’idea per affrontare un problema, o la soluzione, una volta trovata, quasi inevitabilmente spostano la nostra domanda da “come stanno le cose?” a “perché le cose stanno così?” E con ciò ci si inoltra nel cammino.

Si prosegue attraverso una galleria storica, perché la matematica è una tradizione vivente, una disciplina in cui ogni progresso è costruito sulla tradizione precedente, con un rimando all’indietro che spesso è di più di 2000 anni (in questo, studiare matematica è molto diverso che studiare informatica o ingegneria elettronica).

Ed è allora molto naturale veder emergere dalla storia i nodi tematici centrali che saranno poi affrontati in specifiche “stanze” della mostra, ad essi dedicati: il tema della dimostrazione, cuore del metodo matematico, qui illustrata come un percorso dello sguardo, una ragione che vede e si chiede il perché di ciò che vede; il tema dell’infinito, che sembra venire a cercare i matematici, dall’antichità ad oggi, anche quando loro ne vorrebbero fare a meno, ed illustra la dialettica tra la libertà creativa del matematico e l’obbedienza che egli deve a un’oggettività; il tema del rapporto tra l’astrazione matematica e la realtà fisica, mediato dalla moderna scienza matematizzata, e della sorprendente efficacia della matematica in questo.

Una quarta stanza è invece dedicata alla matematica come linguaggio della bellezza, esplorando l’uso delle simmetrie nell’arte e nella musica: si riflette così sul fatto che certi aspetti che al matematico piacciono in ciò che studia, per esempio l’idea di simmetria, contengono un fascino per ogni persona. Al centro della mostra sta poi la Piazza della Matematica, la cui centralità è sottolineata anche dall’interessante struttura architettonica. Questo è il vero luogo dell’incontro tra il visitatore e alcune “matematiche esemplari”, pezzi di matematica vera e propria, significativi anche oggi, con cui il visitatore entrerà in rapporto, avendo modo di intuire concretamente alcune caratteristiche fondamentali della matematica e alcuni aspetti di quella bellezza che affascina chi vi si dedica. Quell’“uno” irriducibile, la persona, che anche in essa tende a realizzare il suo desiderio infinito e di infinito.